Come sapete, le patologie di cui mi occupo richiedono spesso la collaborazione di diversi specialisti per raggiungere i risultati attesi dal programma terapeutico.
L'obiettivo è creare un team di professionisti selezionati da poter coinvolgere con facilità nei casi da trattare per garantire ai pazienti un percorso sereno nell'affrontare la patologia dalla quale sono affetti.
In una precedente intervista, vi ho presentato la dott.ssa Marina Viberti, fisioterapista esperta in linfodrenaggio. In questo colloquio conosceremo invece la Dr.ssa Sara Rucci, Biologa Nutrizionista, e con lei parleremo di lipedema e di come un’alimentazione adeguata sia elemento essenziale del programma terapeutico per trattarlo.
Perché l’alimentazione è così importante nel trattamento del lipedema?
Le cause primarie del lipedema non sono ancora ben chiare, ma si conoscono i fattori che contribuiscono al suo sviluppo, alla sua progressione e all’instaurarsi di complicanze che possono peggiorare in maniera sostanziale la qualità della vita delle pazienti:
- crescita anomala del tessuto adiposo
- alterazioni nella segnalazione degli ormoni sessuali femminili (estrogeni)
- alterazione del drenaggio tissutale e danni a carico dei vasi
- aumento dell’infiammazione locale
Tutti aspetti sui quali la nutrizione può dare un aiuto importante. È però necessario un cambio di mentalità. Non bisogna pensare ad approcci dietetici esclusivamente restrittivi, che si rivelano spesso fallimentari perché, anche quando efficaci in termini di “perdita di peso”, portano ad un peggioramento della disproporzione tra parte alta e parte bassa del corpo, tipica del lipedema. Ciò avviene poiché nelle scelte nutrizionali non si tiene conto della difficoltà di dover lavorare su un tessuto adiposo non sano e in un certo senso “inaccessibile”.
Quali caratteristiche deve avere l’alimentazione della paziente con lipedema?
Elaborare un piano alimentare per una paziente con lipedema richiede un’attenta personalizzazione. Bisogna concordare con la paziente i suoi obiettivi e cosa è disposta a fare per raggiungerli, valutare eventuali altre patologie o disturbi da cui può essere affetta e calare nella sua realtà quotidiana la strategia che si sceglie di mettere in campo.
È possibile però definire dei tratti comuni:
- Attenzione alla qualità dei cibi: evitare alimenti conservati e industriali e preferire alimenti freschi e di stagione, carni da animali allevati al pascolo, pesce pescato e uova da allevamento biologico (codice 0). Queste scelte indicate per la salute della popolazione generale, nelle pazienti con lipedema diventano irrinunciabili
- Evitare cibi ricchi in estrogeni (soia e derivati, carni da allevamenti intensivi, ecc.) e materiali in grado di rilasciare sostanze che interagiscono con i recettori di questi ormoni, i cosiddetti interferenti endocrini. Restando nell’ambito dell’alimentazione, evitare le stoviglie in plastica sostituendole con materiali inerti come il vetro e la ceramica
- Impostazione di una strategia che abbia forte azione antinfiammatoria. Oltre alle scelte qualitative già citate, bisognerà mantenere un buon rapporto tra omega 3 e omega 6 e contrastare l’insulino-resistenza, fenomeno alla base della gran parte dei disturbi del nostro tempo, che gioca un ruolo importante nell’ iinfiammazione. Bisogna pertanto mantenere bassi livelli (e se possibile molto bassi) di zuccheri semplici e moderati livelli di carboidrati complessi, preferendo le proteine e i grassi buoni
Quali sono le diete che possiamo considerare anti-infiammatorie?
Sono diversi gli approcci anti-infiammatori che si sono dimostrati utili nel lipedema: la dieta Paleo, la dieta RAD, la dieta mediterranea modificata e, dulcis in fundo, la più promettente: la dieta chetogenica. La dieta chetogenica ha lo svantaggio, a mio parere, di essere al momento considerata “di moda” e per questo spesso abusata e non adeguatamente cucita addosso ai pazienti. Si tratta infatti più che di una dieta, di una grande classe di diete accomunate dal basso contenuto in carboidrati (inferiore a 50 g o in alcuni casi a 30 g al giorno) e per lo più iperlipidiche. È uno strumento dalle molteplici applicazioni, molto potente se gestito correttamente ma che può rivelarsi anche dannoso se applicato senza conoscerne le controindicazioni e le accortezze necessarie per permettere al paziente di trarne tutti i benefici. Quando si propone la dieta chetogenica alla paziente con lipedema, bisognerà tener conto di tutti gli elementi che intervengono nell’instaurarsi della patologia e che vanno contrastati:
- evitare di sovraccaricare il sistema linfatico, per cui bisognerà scegliere adeguatamente la tipologia di grassi da introdurre, preferendo quelli a corta e media catena (es. burro chiarificato, olio di cocco, avocado)
- permettere al fegato di svolgere al meglio la sua attività di centralina del metabolismo e di detossificazione introducendo, ad esempio, una buona quantità di crucifere (come broccoli e cavoli) e alimenti ricchi in omega 3 (come il pesce azzurro e le noci)
- preservare o ripristinare l’integrità della mucosa intestinale e i delicati equilibri del microbiota intestinale (l’insieme dei batteri che popolano quest’organo fondamentale). In quest’ultimo caso gli aspetti da valutare sono davvero molti. Per semplicità possiamo dire che è buona prassi introdurre alimenti prebiotici (tra cui le fibre) e probiotici (prodotti fermentati come yogurt, kefir, crauti, ecc.) ma ogni caso va valutato singolarmente. È molto frequente che la paziente con lipedema sia anche affetta da disturbi intestinali e sensibilità ad alcuni alimenti e tra questi il glutine. È inoltre particolarmente frequente la presenza di ipotiroidismo che richiede ulteriori accortezze.
Cosa direbbe ad una paziente con lipedema?
Come abbiamo visto, l’alimentazione per la paziente con lipedema è tutt’altro che banale. Non appena avuta la diagnosi, soprattutto se si ha la fortuna di averla quando non sussiste una condizione di sovrappeso o obesità, è possibile evitare molte delle complicanze della patologia. Attraverso un intervento personalizzato che mi piace definire “sartoriale” si può costruire un’alimentazione che aiuterà la paziente a stare sempre meglio cercando di andare incontro alle sue necessità dal punto di vista organizzativo e sociale e anche alle sue preferenze. In tempi relativamente brevi le pazienti riferiscono una totale remissione del dolore e pian piano osservano il cambiamento dell’aspetto delle loro gambe con stupore. Per noi professioniste, far raggiungere questi obiettivi è un’immensa soddisfazione soprattutto perché si tratta spesso di pazienti disilluse da precedenti percorsi terapeutici fallimentari e che da tempo vivono il proprio corpo con disagio. Noi crediamo che vadano guidate e supportate con la delicatezza che merita chiunque abbia un problema di salute e stia cercando un supporto concreto. Il loro sorriso ci dice che siamo sulla strada giusta.
Vi racconto come ci siamo incontrate...
Mi piacerebbe tanto riuscire a raccontarvi il giorno in cui io e la Dr.ssa Rucci ci siamo conosciute, ma ahimè è così lontano che ormai non lo ricordo più!
Eravamo due ragazzine di forse 12 anni più o meno che iniziavano a giocare a pallavolo e che non sapevano che avrebbero trascorso la vita insieme. Una vita da agoniste anche nel lavoro... fianco a fianco con immensa stima reciproca per combattere insieme per una causa comune: provare ad aiutare ogni giorno e con ogni mezzo a noi possibile chiunque varchi la porta del nostro studio con la speranza di trovare una soluzione al proprio problema.
Riferimenti della Dott.ssa Sara Rucci
Biologo Nutrizionista Laurea di II livello in Scienze della nutrizione umana
Master in nutrizione e fitness sportivo
Riceve su appuntamento: 329 564 28 04